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La DaD raccontata da due studentesse

Solamente un paio di prof ci hanno assegnato lavori di gruppo: creare della presentazioni da esporre alla classe. L’ho trovata un’idea intelligente sia perché lavorando insieme ci si mette a confronto per imparare di più e capire i diversi punti di vista, sia perché ci ha aiutato a trascorrere – nonostante fosse solo attraverso uno schermo – del tempo con i nostri compagni!

V.

Non sono certo il primo ad interrogarsi su come vivono i ragazzi di oggi la così detta “Didattica a Distanza” (DaD), al esempio lo ha fatto Alberto Rossetti col suo saggio Tutti a casa. Amici, scuola, famiglia: cosa ci ha insegnato il lockdown (Feltrinelli Kids). Però, dopo aver scritto Il manuale dell’e-Learning, mi è capitato di conversare con dei ragazzi che stavano (di nuovo) vivendo questa esperienza, e mi sono accorto che c’era ancora molto da scoprire ed esplorare.

L’ho fatto, intervistando V. ed S. (le iniziali sono d’obbligo considerato che parliamo di minori), di 15 e 16 anni, ed entrambe persone che conosco piuttosto bene, la qual cosa spero abbia contribuito a farle sentire a proprio agio e dire tutto il bello e il brutto dell’e-Learning da loro vissuto.

Vivono una in Toscana, l’altra in Lombardia. V. ama la ginnastica ritmica, la danza e la fotografia; frequenta il terzo anno di liceo linguistico. S. ha una passione per le piante e per la musica; è iscritta al terzo anno dello scientifico.

Ecco qui sotto il dialogo, che si è svolta via mail a novembre 2020, ed è da prendere come una chiacchierata, senza intenti trarne particolari conclusioni. Non avrebbe senso generalizzare, ma certamente torna utile per capire dove stanno alcuni problemi, che affronteremo in altri post, o sono affrontati nel libro.

In generale l’impressione è che in questo caso, a differenza di altri (come quelli riportati nei tre numeri di Bricks dedicati alle risposte innovative all’emergenza DaD, che vi consiglio), gli insegnanti si siano ritrovati spiazzati e che i ragazzi, molto affaticati, chiedano più interazione in primis tra coetanei, ma anche con i docenti stessi, che faticano ad individuare gli strumenti e le metodologie giusti. Paradossale è poi che, almeno in parte, a marzo 2020 molti docenti avessero (forse inconsciamente?) abbracciato la logica della classe capovolta, usando le lezioni sincrone per discussioni e facendo studiare gli argomenti curricolari tramite video asincroni, mentre ora sono stati (forse costretti?) a una sincronicità continua. Ci chiediamo se sia sensata o meno.

C’è stata differenza nell’impatto con la DaD per voi tra marzo ed adesso? Avete notato dei cambiamenti sostanziali nel metodo, strumenti, approccio…?

S.: La differenza principale è che a marzo gran parte dei prof non teneva lezioni online ma si limitava ad assegnare compiti. Adesso tutti i professori le fanno, cercando in alcuni casi di renderle più interattive e meno noiose. Un altro grande cambiamento è stata la rimozione delle ore in modalità asincrona. Prima ne avevamo alcune durante le quali svolgevamo esercizi o ci portavamo avanti con lo studio della rispettiva materia senza doverci collegare. Adesso invece tutte le ore sono sincrone ma limitate a 45 minuti in modo da avere delle pause tra le varie lezioni.
Il problema in questo caso è riuscire a rientrare nei minuti previsti e non continuare la lezione fino a pochi minuti dall’inizio della successiva.

Inoltre rispetto a marzo i professori si sono organizzati meglio per quanto riguarda le valutazioni, che ora sono assegnate quasi esclusivamente tramite interrogazioni orali, e valgono come dei voti veri e propri, mentre prima erano prese con un po più di leggerezza e in alcuni casi non venivano effettuate.

V.: Sono d’accordo. Anche nel mio caso a marzo gli insegnanti si limitavano a condividere audio o ad assegnare esercizi via messaggi, adesso facciamo video lezioni per tutte le materie. Stessa cosa di S. per le valutazioni.
Però, soprattutto nei professori diciamo “meno giovani”, non ho notato un cambiamento nel modo di svolgere le lezioni da quelle in presenza a quelle a distanza, sia a marzo che ultimamente.
Speravo infatti che i prof riuscissero a organizzarsi per creare lezioni più interattive
e meno pesanti o comunque con un metodo più adatto alla situazione in cui siamo.

Un grafico fatto con Power Point in ambito militare. A fine articolo capirete cosa c’entra qui.

Quali sono le cose che più vi pesano del dover seguire le lezioni online? Immagino sicuramente non vedere i compagni… Dal punto di vista ‘tecnico’ cosa non va? V. mi diceva giorni fa che l’audio non si sente, S. invece che ha male agli occhi dopo ore su Zoom…

V.: Il principale problema che ho riscontrato è stato quello della qualità della connessione. Rispetto a marzo, infatti, quando i professori potevano collegarsi per le video lezioni da casa, la qualità della rete è decisamente peggiorata, poiché ora i prof sono costretti a collegarsi da scuola dove, non essendo provvisti di una buona connessione, spesso faticano a far partire le lezioni o addirittura devono fermarsi più volte durante l’ora per assenza di segnale.
Un altro problema, secondo me, è la pessima organizzazione con cui la mia scuola ha gestito le ore di lezione: la maggior parte dei miei coetanei si collegano per 45′ per avere una pausa tra le ore, mentre nella mia scuola non facciamo intervalli – se non di circa 10′ di ricreazione alle 10.45 – e stiamo collegati non stop per 6 ore!
Stare tutto quel tempo davanti ad un computer è decisamente faticoso e rimanere attenti è difficile.

S.: Sì, oltre alle difficoltà tecniche, legate sia alla rete internet mal funzionante, sia ad alcuni dispositivi sprovvisti di microfoni, ci sono anche problematiche legate alle spiegazioni che diventano spesso pesanti ed è difficile riuscire a rimanere concentrati per tutte le ore di lezione, alcuni prof si stanno impegnando cercando di rendere le lezioni meno noiose frequentando corsi di aggiornamento sull’argomento e facendoci interagire maggiormente. Inoltre, sì, passando molte ore davanti allo schermo non mancano mal di testa e stanchezza.

Altra inquadratura della postazione da cui S. segue la Didattica a Distanza.

S., so che hai comprato degli occhiali speciali per proteggere la vista. Funzionano?

S.: sì, sono degli occhiali anti luce blu, costano meno di venti euro, mi pare che un po’ funzionino.

Torniamo ora all’argomento “lezioni più divertenti e interattive”, a cosa vi riferite? Cosa fanno i docenti più scaltri o più abituati all’uso del computer per coinvolgervi, per alleggerire le lezioni?

V.: Lo fanno ad esempio attraverso delle presentazioni, spesso ricche di immagini, guardando insieme a noi dei video o facendoci leggere degli articoli relativi agli argomenti che stavamo affrontando. In generale cercando dei mezzi innovativi e interessanti per “movimentare” un po’ le lezioni.

S.: La maggior parte dei professori non ha cambiato il proprio metodo di insegnamento, per alcune materie va bene per altre invece diventa più difficile seguire, come per storia, scienze o latino. Basta che salti la connessione per pochi minuti e si perde il filo del discorso, poiché prof tendono a spiegare velocemente rendendo ancora di più complicato seguire. Altri cercano di alternare momenti in cui spiegano a momenti di interazione con noi studenti: in inglese stiamo facendo molte più ore di speaking piuttosto che ore di spiegazione di grammatica. Invece il professore di fisica e matematica ha acquistato una tavoletta grafica che collegata al computer ci permette di vedere ciò che scrive, in modo da seguire lo svolgimento degli esercizi senza perdere pezzi.

Un esempio di schema fatto con Padlet. Ma pare che nessuno degli insegnanti di S. né di V. lo usi.

Vi fanno fare dei lavori collaborativi, dei progetti, ad esempio con Google Drive, Padlet o altri strumenti? Oppure, se non lo fanno, vorreste che lo facessero? C’è una componente di gioco nell’insegnamento?

V.: Per ora solamente un paio di professori ci hanno assegnato dei lavori di gruppo, abbiamo dovuto creare della presentazioni da esporre alla classe. L’ho trovata un’idea intelligente sia perché lavorando insieme ci si mette a confronto per imparare di più e capire i diversi punti di vista, ma anche perché ci ha aiutato a trascorrere, nonostante fosse solo attraverso uno schermo, del tempo con i nostri compagni! Così ho sfruttato questa occasione anche per fare due chiacchiere e passare del tempo con i miei amici.  

S.: Per ora non abbiamo fatto molti lavori “di gruppo”, abbiamo fatto solamente un Power Point per storia ma non era un progetto molto collaborativo poiché ognuno doveva fare la sua parte di lavoro e poi venivano unite le slide. Anche i prof non ci danno consigli o comunque lavori per poterci “vedere” e passare un po’ di tempo insieme. Sarebbe bello che i prof creassero delle situazioni per poterci far lavorare insieme, ad esempio quella di filosofia ha organizzato una cosa abbastanza interessante: durante una sua ora vorrebbe aprire sul canale di Teams varie riunioni per poterci suddividere in gruppetti e farsi discutere su vari argomenti da lei assegnati.

Altra inquadratura della postazione DaD di V.

Come vi aiutate tra compagni? Riuscire a studiare assieme in qualche maniera, a “incontrarvi”? Gli insegnanti vi danno dei suggerimenti su come lavorare e comunicare tra voi ragazzi?

V.: Per studiare riusciamo sempre ad aiutarci anche attraverso i messaggi: se uno di noi ha problemi a capire un certo argomento basta chiedere e all’interno della classe qualcuno si offre sempre per spiegarlo. 

S.: Faccio videochiamate solamente con le persone con le quali avevo legato maggiormente in classe. Con gli altri, a parte qualche messaggio per cose riguardanti la scuola, non riesco a parlare molto. Per quanto riguarda lo studiare insieme… riusciamo a fare qualcosa, ad esempio facciamo delle videochiamate per ripassare e ripetere insieme prima di un’interrogazione, oppure per fare insieme alcuni compiti più complicati e in questo modo ne approfittiamo anche per chiacchierare un po’. I prof da questo punto di vista non ci danno supporti, consigli o comunque non ci danno compiti che richiedono un lavoro di gruppo, e secondo me potrebbero sfruttare meglio i vari strumenti che ora ci permettono di stare insieme nonostante la distanza.

Parliamo d’altro: qual’è la vostra serie preferita in questo periodo e il film più bello visto nel periodo di lockdown (in primavera o adesso)?

V.: Ultimamente vedo meno film ma sono diventata un’appassionata di serie tv… quella che sto guardando in questo periodo è “Criminal Minds”. Nonostante sia un pò “cruda” e violenta mi piace moltissimo. Sono sempre stata incuriosita dai programmi di questo tipo, mi piace cercare gli indizi e capire chi è il “killer” prima dei personaggi della serie… ultimamente sono diventata bravissima e quasi sempre capisco per prima chi è il colpevole! Un mio obbiettivo per questo secondo lockdown è sicuramente leggere di più, spero di trovare qualche bel libro che mi appassioni.

S.: Ho visto di recente “Il diritto di contare”: è un film molto bello che parla del lavoro delle donne afroamericane alla NASA e di come hanno dovuto superare discriminazioni e varie difficoltà trasmettendo un importante messaggio. Per le serie TV al momento non sto guardando nulla di particolare ma nel lockdown in primavera ho iniziato a guardare “Friends”, che nonostante sia un po’ datata è molto bella e divertente ed era ottima per sdrammatizzare questo periodo difficile.

Ahimé, pochi, ma non è certo colpa delle due ragazze, e neppure dei loro insegnanti.

Microsoft Power Point e Teams sono assai comuni, serve a poco ‘ripassarli’, ma riporto qui gli estratti dal libro che li riguardano. Più sotto invece qualcosa su Google Drive e Padlet, due strumenti che emergono nelle domande ma purtroppo sembra senza riscontro nell’uso da parte degli insegnanti delle due ragazze.

Padlet

https://it.padlet.com/


[estratto dal libro] Si tratta di un’applicazione web-based che permette di creare una bacheca virtuale organizzata per colonne, liste, griglia, conversazione, mappa e timeline. Permette l’inserimento di testi, post-it, immagini e frecce per costruire collettivamente una moodboard, un elenco di parole chiave, un brainstorming, ma anche per presentare in modo semplice e schematico alcuni concetti. È poi possibile condividere il proprio lavoro attraverso un QR code generato in automatico, il che lo rende molto versatile e adatto per un uso rapido da mobile.

Costi: la versione basic consente di fare tutto, ma solo per 5 ‘Padlet’ (file). Quella pro costa 10€/mese o 96 €/anno, che sono a mio avviso meritati.

Google Drive

https://drive.google.com/


[estratto dal libro] Le potenzialità di Google Drive per l’e‑Learning sono immense: anche a una sommaria ricerca in Rete troverete esempi che vanno dal creare calendari condivisi con Google Calendar per la prenotazione delle aule al generare quiz con Google Moduli, realizzare fumetti con la funzione Presentazioni (l’equivalente di PowerPoint) oppure studiare geografia con il supporto di Google Maps.

Tutto quanto, come intuite, è possibile anche con la suite Microsoft 365, con la differenza
che qui parliamo di uno strumento gratuito a disposizione di tutti e più semplice da usare. Soprattutto la possibilità di collaborare agilmente su uno stesso file in tempo reale, facilitati anche dalla funzione di chat, è impagabile.

Costi: completamente gratuito (in termini puramente economici) fino a 15 GB; oltre,
il tariffario è così strutturato (costi al mese):
● 100 GB: 1,99 euro;
● 200 GB: 2,99 euro;
● 2 TB: 9,99 euro.

PowerPoint

https://www.microsoft.com/it-it/microsoft-365/powerpoint
[estratto dal libro] Definito “un’agonia” da un esponente del Ministero della Difesa USA, questo notissimo software dispone di una funzionalità per registrare la propria voce mentre si fa scorrere una presentazione. Se siete dei detrattori dei PPT, vi consigliamo la lettura integrale
di “We Have Met the Enemy and He Is PowerPoint”, l’articolo che il New York Times dedicava nel 2010, in piena guerra in Afghanistan, al famigerato software di Microsoft.Per risolvere alla radice il problema, alcuni comandanti americani hanno deciso di proibire l’utilizzo di PowerPoint e di altri software simili. “È pericoloso perché può creare l’illusione della comprensione delle cose e l’illusione di averne il controllo” (riportato da Il Post, 27 aprile 2010, è l’immagine sopra nell’intervista).
Noi non gli vogliamo così male, ma ammettiamo che questo “classico” può essere male
utilizzato o risultare contorto in alcune sue funzioni, come molti altri software Microsoft.
Nel Capitolo 9 del libro si trovano alcuni consigli pratici per creare dei contenuti efficaci e quindi sfruttarlo al meglio.

Costi: l’acquisto del singolo software costa 135,00 €, ma è più frequente l’acquisto del
pacchetto completo Microsoft365, il cui piano Personal costa annualmente 69,00 €.
Per gli utilizzi aziendali rimandiamo direttamente al sito MS.

Microsoft Office 365 Education A1

https://www.microsoft.com/it-it/microsoft-365/academic/compare-office-365-educationplans?market=it
[estratto dal libro] Suggerita dal MIUR in tempi di lockdown, tra molte polemiche, consente la
creazione, collaborazione e condivisione di contenuti.
Tramite essa ci si può interfacciare con tutta le ricca suite MS 365, la stessa del celeberrimo
Word, fatto che ne determina l’evidente quasi indispensabilità, ma che non ci spinge ad
associarci al MIUR nel consigliarla per la scuola.
Si tratta tuttavia di un’ottima e performante soluzione i cui applicativi, appunto, hanno
vasta diffusione nel mondo aziendale e universitario.