Viviamo in un’epoca in cui chi insegna e chi apprende ha la possibilità di farsi protagonista attivo nella costruzione di mondi. Luoghi dell’apprendimento in cui raccontiamo noi stessi secondo dinamiche nuove, quelle che man mano si svilupppano in realtà virtuali e miste. Il bello, anzi, la cosa davvero più dirompente, è mettere in mano ai ragazzi questo tipo di risorse e guidarli in processi che sono, a tutti gli effetti, demiurgici. Si va oltre allo spesso già citato in questo contesto concetto di prosumer: senza scomodare il noto videogioco anni ‘90 Populous (ma inevitabilmente ai più nerd di noi balza in mente!), possiamo dire che chiunque, con il metaverso, può improvvisarsi creatore in senso diciamo ‘divino’.
E difatti, un altro aspetto notevole di questo tipo di ambienti e tool è che, come molti autori sottolineano, parlano il linguaggio dei videogiochi, ossia quello di molti giovani. Cosa che li rende naturalmente attraenti. Non al punto che si possa affermare che qualsiasi cosa veicolata attraverso un mondo 3D virtuale sia più allettante, perché non è la tridimensionalità virtuale il punto di maggiore forza, bensì la potenzialità creativa che questi luoghi della rete accolgono o favoriscono. Sia che siano sfruttati per ricreare opere d’arte o luoghi di interesse storico geografico, sia che vengano usati per rappresentare ‘fisicamente’ formule matematiche, sicuramente consentono di approcciare contenuti e conoscenza con una marcia in più. Per non parlare di quando si affrontano discipline già catchy di per sé, come il coding, dove grazie a tool come Scratch 3D ed a una sua versione per OpenSim si possono programmare oggetti tridimensionali (!).

Vi sentite sperduti di fronte a questi nomi? Negli articoli del numero di Bricks “Didattiche di Realtà Virtuale, Aumentata e nel Metaverso” ne troverete a bizzeffe di app e programmi per trasformarvi in divinità digitali. Aggiungo: impariamo anche dei nuovi idioletti con questi ambienti. Il prim (primitive) è l’unità minima delle costruzioni in edMondo, il solido geometrico base; rezzare significa “materializzare”, e via così…
Impossibile erudirvi su tutto questo solo nell’editoriale “Apprendere creando mondi digitali: ecco i giovani demiurghi dei metaversi“, da cui queste mie poche righe sono estratte, ma potete leggere qualche esempio concreto dagli articoli, tutti leggibili apertamente qui.
