Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

Mattoncini digitali di creatività sinestetica per apprendere la musica e il mondo

Il mio ricordo delle lezioni di musica alle scuole medie è di una cacofonia di stonati flauti, rigorosamente in plastica, entro i quali svogliati ragazzi soffiano e tentano, chi più chi meno goffamente, di azzeccare una melodia elementare, tendenzialmente pescata a cavallo tra “classici” e musica popolare. Nei casi migliori si ascoltava tutti assieme, da una scassata radiolina munita di mangiacassette, una composizione “di un certo livello”, per poi commentarla. In particolare, ricordo un’occasione, in cui il nostro povero insegnante fu condotto letteralmente alle lacrime mentre ascoltavamo il Bolero di Ravel. Non era la commozione, ma la disperazione: la classe ignorava il capolavoro e sbraitava senza sosta, al punto che il poveretto – lo ricordo con una certa chiarezza – chiese “Ma ditemi voi cosa vorreste fare allora!”.

Lo strepitoso numero di Bricks di marzo 2022 presenta un bel po’ di idee in tal senso. Certo, i tempi sono cambiati, ma il flauto è rimasto, e Ravel pure (lui per fortuna), anche se adesso vi si affiancano rock, pop, jazz, musiche sperimentali, trap e altro più o meno di moda… Ma la vera “nuova”, possente presenza, è quella del digitale. “Nuova” è tra virgolette, poiché certo non è nuova la presenza della tecnologia nel mondo musicale, così come nuova non è la musica elettronica, anch’essa sdoganata da decenni: quel che qui si fa strada, con sempre maggiore chiarezza, è l’uso del digitale come vero e proprio “strumento” a supporto della creatività e dell’apprendimento.

Quanto emerge da molti degli articoli del numero è l’immenso potenziale creativo e di condivisione che software e pratiche di varia sorta portano nel mondo della musica e del suono in generale.

Potete leggere il mio editoriale e tutti gli articoli qui, gratuitamente come sempre: rivistabricks.it/

Una composizione strutturata in Soundtrap (da un articolo del numero).